Dal quartiere operaio di via Lincoln alla casa delle fiabe in via Avogadro

Via Abramo Lincoln
Via Avogadro angolo via Faraday

Se c’è una cosa bella di quest’anno così diverso da tutti i precedenti, è aver riscoperto la bellezza delle scorribande in bici, in solitaria. Era un’abitudine che avevo molto tempo fa, quando uscivo dall’università con i libri in mano e mi perdevo nella mia città, allora, peraltro, molto meno vivibile.

Con gli anni e i bambini piccoli avevo perso l’uso quotidiano della bici per le traversate lente, anche al solo scopo di scoprire la città nei suoi dettagli. Al lavoro andavo con i mezzi, mi sedevo all’inizio, aprivo un libro, lo chiudevo alla fine del percorso ed entravo a lavorare.

A maggio dell’anno scorso, quando la città (come l’Italia) ha aperto i battenti credendo di essersi lasciata alle spalle il virus che ci ha messo ko, mi sono comprata una nuova bici, una cosa da poco, usata, ma carina.

Mi sono affacciata guardinga ala nuova vita e sono andata avanti. La bici non l’ho mai abbandonata, per tutto l’inverno. Ora mi godo il sole e i fiori della città.

Il venerdì, quando esco dal lavoro, non ho fretta. So che a casa i ragazzi sono fuori con amici, posso rientrare in tranquillità e mi prendo queste ore per recuperare lentezza e scoperta.

Settimana scorsa mi sono concessa due piccole perle detta città. Incredibile come non fossi mai stata in via Lincoln in quarantasette anni di vita qui.

La storia di questo quartiere inizia nel 1889, quando un gruppo di amici, che sognavano di vivere in villette a loro misura in un quartiere tranquillo a prezzi accessibili, danno vita al progetto del “quartiere giardino”.

Nasce così una cooperativa operaia che progetta di ingrandire il progetto in tutta l’area di Porta Vittoria, edificando un’intera area di graziose e piccole villette.

Nel corso degli anni, gli abitanti hanno iniziato a personalizzare il quartiere, colorando le loro case in tonalità accese e brillanti, ognuno secondo la sua personalità. Nasce il cd quartiere giardino.

L’arrivo delle due guerre mondiali stravolge questo piano e il quartiere resta confinato in via Lincoln; oggi, passando, questa via resta un piccolo gioiello, a pochi passi da centro di Milano. Un’oasi di pace che sembra ricordare Londra e Notting Hill, o Venezia e il sogno dei colori di Burano.

Prendere la bici è un attimo, attraversare la città ascoltando Madame Bovary (si, Madame Bovary), e arrivare vicino a casa alle sette di sera. Il ponte che da Giambellino arriva a Santa Rita è rumoroso e trafficato, macchine sfrecciano strombazzando, semafori si allineano come soldati, il campo di calcio del’Iris è proprio lì, in ricordo di partite giocate. Girato l’angolo si scopre una piccola via nascosta, anch’essa di villette dalle persiane colorate e di giardini segreti: Via Avogadro.

La prima casa è quella che amo di più, nascosta, con le finestre azzurre, un giardino rigoglioso invisibile, panni stesi alle finestre, un gatto che mi guarda silenzioso e una bici che attende nuove scoperte. Chissà chi abiterà in questo regno colorato e magico, mi chiedo.

Chissà.

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2 risposte a Dal quartiere operaio di via Lincoln alla casa delle fiabe in via Avogadro

  1. ANNA ha detto:

    Non sai che piacere mi fa leggere nuovamente tuoi posti, hai una visione così disincantata che mi fai sempre sognare e a volte anche commuovere

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