45500

Non vado mai in trasferta, mi e’ difficilissimo per i bimbi, quest’anno sono sola, quasi tutti i pomeriggi.
Oggi dovevo, ho preso un impegno, ho incastrato tutto per andare e poter tornare entro le sei.
Da un anno non andavo, esattamente a maggio dell’anno scorso, con il sole a picco come oggi, prendevo lo stesso treno, stessa destinazione.
Bologna.
Amo questa citta’, col sole sorride, ti ringrazia quando cammini per le strade, ti abbraccia e ti avvolge.
Prendo il treno, ripasso tra i fogli quello che devo dire, faccio due chiacchiere con il viaggiatore alla mia destra, un collega dallo sguardo aperto.
“Stiamo arrivando”, dice.
E invece no, dall’altro capo del telefono i bolognesi non ci sono piu’, la linea e’ saltata, il treno si ferma, il nulla.
Un viaggio lunghissimo ci porta in centro, palazzi bellissimi che sembrano traballanti e insicuri, una patina opaca.
Un sole a picco e la gente per le strade, qualcuno piange, qualcuno telefona, qualcuno grida perché cade la linea, qualcuno beve un caffè, ma il brusio e’ costante.
Parlo, ascolto, dico quello che mi ero preparata, sto per intervenire ancora, mi giro, mi rigiro, e la gente scappa via.
Mi guardo intorno, un pannello oscilla, continua a muoversi per trenta secondi, lunghissimi.
Ci riversiamo sulle strade, mangiamo una pizza, mi stacco dal gruppo per tornare indietro, verso casa.
Allungo il passo, guardo interminabili file alla stazione, ritardi infiniti, occhi che guardano in alto, corro.
Un treno, per Milano dicono, sta partendo, salgo al volo, e mi siedo.
Anche qui, un sole accecante, i bimbi che mangiano il gelato, discorsi che si rincorrono, la mia casa, i colori.
Mi resta un’immagine, in pieno centro, un balconcino fiorito e bellissimo, che vorrebbe stare li’ dove sta, e resistere.
E noi resistiamo, tutti.
Questo e’ il numero 45500, sms.
Stringiamoci in un abbraccio.
Tutti.