Mio padre ha insegnato a Mattia la seguente filastrocca:
"Mentre salivo una discesa ripidissima,
vidi brilar lontano un lume spento,
m’avvicinai, e sopra un sasso di legno,
vidi uno scheletro senza ossa,
che leggeva un libro senza pagine e senza copertina.
Trasse un coltello senza manico e senza lama
e disse: "Muori o sciagurato…
che mi hai rubato lo zucchero salato!".
Dopo un inizio di perplessità, ora il massimo divertimento per Mattia è recitare con me questa poesiola, che sa già a memoria, e la cosa che più lo esalta è la fine, che declama a gran voce con le braccia alzate.
Ovviamente la filastrocca è alquanto strana, e ha suscitato diverse reazioni nelle persone che l’hanno sentita. Carlotta, la bimba di Jole, le prime volte in cui mio papà gliela recitava, scappava da casa nostra al mare a gambe levate gridando che Renzo (alias mio padre) era cattivo e aveva paura. La zia Ida, sorella di mia mamma, portinaia simpatica e ruspante, ha guardato mio padre e ha detto: "Ma che roba è Renzo?". Matilde, bimba giudiziosa e seria, l’ha imparata riflettendo sul significato delle metafore. Mia mamma, anche lei ruspante e semplice, ha come al solito fatto qualche commento su mio padre e sul fatto che certe filastrocche non sono per bambini. E poi ecco i miei suoceri, che dopo averla sentita, guardando a Mattia dicono: "In effetti con questa potresti imparare cosa sono le contraddizioni…". Ma veramente Mattia ha due anni…